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«Dono abbracci ai bimbi senza sorriso»TESTIMONIANZE. Francis Calsolaro, dell'associazione di volontariato Willclown, si trova a L'Aquila tra gli sfollati nelle tendopoli per offrire sostegno psicologico
Ci sono anziani disperati perché non vedranno più la loro casa e persone che cercano un lavoro all'estero .... Gira per il campo tendato dei terremotati dell'Aquila con un cartello appeso al collo su cui sta scritto «Dono abbracci». E di abbracci ne dà e ne riceve tanti Francis Calsolaro, mimo e danzatore, fondatore di Willclown, l'associazione con numerosi gruppi in Italia che gira per gli ospedali per rallegrare i bambini ricoverati, e non solo loro, fornendo un supporto psicologico a chi deve affrontare una malattia o una situazione difficile.
Ora Francis, che ha già fatto esperienze analoghe in Molise e in Nepal, si trova a L'Aquila, rispondendo all'appello fatto dal ministro per le pari opportunità Mara Carfagna all'associazione dei clown-dottori per assistere i bambini e gli adulti coinvolti nel devastante terremoto in Abruzzo.
Francis Calsolaro è arrivato nemmeno 24 ore dopo il terremoto e si è unito ai colleghi di Pescara che nel campo tendato dell'Aquila hanno allestito una loro postazione. «Mi sono messo subito ad ascolare la gente, tutti, bambini, adulti, anziani. Il nostro stile è di non essere invadenti ma di metterci in ascolto. Per esempio i bambini. C'è chi vive questa situazione, che per gli adulti è terribile, come una sorta di sogno, un gioco. nella loro incoscienza infantile vivono il campo tendato come un campeggio, una sorta di incredibile, e anche bellissima, avventura. Ma c'è anche chi, come quel bambino che mi segue ormai da tre giorni, vive questa situazione con un senso di colpa. "Sono stato cattivo e queste sono le conseguenze" sembra volermi dire con il suo starmi sempre appresso, pronto a offrirmi acqua e aiuto per portare le borse. L'ho rassicurato più volte dicendogli che quello che è successo non è colpa di nessuno, che lui è un bravo bambino. Sembra che finalmente sia sia tranquillizzato».
Ma le reazioni di fronte alla devastazione che in pochi minuti ha cancellato persone e cose sono molto diverse. Se i bambini chiedono di giocare, di correre, di essere truccati dagli amici clown, gli adulti cercano conforto per la loro disperazione. Molte di queste situazioni sono raccolte nei siti www.calsolaro.it e www.clown.it.
«Le mamme vengono a ringraziarci per quello che facciamo per i loro bambini e anche per loro», racconta Calsolaro, ricordando che nel campo dell'Aquila sono già al lavoro numerosi psicologi e psicologhe per dare sostegno alla popolazione colpita dal terremoto. «Ci sono persone che mi vengono incontro, mi guardano, abbozzano a un sorriso, talvolta piangono, e poi mi abbracciano. C'è bisogno anche di questo, dopo una tragedia come il terremoto, di piccoli concreti segni di solidarietà. Come un abbraccio, che in questo caso diventa terapeutico».
Ma c'è anche chi non vuol stare con nessuno. «Girando ho visto un uomo seduto sulla scala di un edificio. Mi sono seduto accanto a lui, senza dire nulla. Dopo un po' ho allungato una mano verso le sue. E lui me l'ha stretta, senza parlare. Ma ho trovato tante storie disperate, come quella della signora di 82 anni che mi ha confessato di essere molto triste perchè alla sua età non avrebbe più potuto veder ricostruita la casa andata distrutta. "Sarò costretta a morire in un prefabbricato o in chissà quale ospizio", mi ha detto sconsolata. E poi quel ristoratore abruzzese che è riuscito a salvarsi appena in tempo con la famiglia dal crollo della casa, ma che ha perso tutto, compreso il locale che era riuscito ad aprire dopo anni di sacrifici. "Non voglio più tornare in questa terra, non la voglio più vedere", mi ha detto disperato. E appena vedeva una telecamera o un giornalista andava a chiedere come si trova un lavoro all'estero».
A L'Aquila la terra trema ancora, come conferma Francis Calsolaro, che racconta:«Di luoghi terremotati ne ho visti ancora ma qui è peggio di tutti. Anche stamattina (ieri per chi legge, ndr) sono stato risvegliato bruscamente, come se qualcuno urtasse con forza la branda. Era l'ultima fortissima scossa che ha fatto tornare la paura in Abruzzo. Si ha la sensazione che la terra stia per saltare in aria da un momento all'altro. La gente, terrorizzata, è corsa fuori dalle tende. Non c'è nessun pericolo a stare in tenda, si capisce. Ma la psicosi è tale che l'istinto di tutti è quello di scappare».
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